30/08/10
27/08/10
The Mindscape of Alan Moore
Qui di seguito l'autore inglese ci parla del suo mondo, della sua storia, delle sue intenzioni, e ogni sua parola è illuminante, tipo questa parte:
[..]in ogni cosa di valore nelle nostre vite, che sia la carriera, un lavoro artistico, una relazione, comincerà sempre con un salto. E per essere capaci di farlo, bisogna mettere da parte la paura di cadere e il desiderio di avere successo. Bisogna fare queste cose in modo totalmente puro, senza paura, senza desiderio. Perchè le cose che facciamo senza brama o effetto, sono le azioni più pure che mai compiremo.[..]
26/08/10
25/08/10
Evil of the Thriller
Creatures crawl in search of blood
To terrorize y'awl's neighborhood
And whosoever shall be found
Without the soul for getting down
Must stand and face the hounds of hell
And rot inside a corpse's shell
The foulest stench is in the air
The funk of forty thousand years
And grizzly ghouls from every tomb
Are closing in to seal your doom
And though you fight to stay alive
Your body starts to shiver
For no mere mortal can resist
The evil of the thriller
24/08/10
21/08/10
Succede.
19/08/10
L'uomo medio.
18/08/10
17/08/10
16/08/10
Scorci di ZooArt
12/08/10
ZooArt 2010 "LAGRìNTA"
Ecco la recensione di ZooArt, ad opera della critica d'arte Michela Malisardi:
Chi è ZooArt?Quindi, dal 13 al 21 Agosto, fateci un salto quando più vi aggrada, infatti la mostra è sempre aperta e a ingresso gratuito (in tempi di crisi, è sempre importante sottolinearlo).
Nell’immaginario collettivo lo Zoo è il luogo domenicale di svago familiare e facile bersaglio di animalisti; già dai tempi del Sacro Romano Imperatore Giuseppe II, negli anni ’20 dell’Ottocento, si importavano giraffe e animali esotici in grandi giardini, prima serragli imperiali poi patrimonio della cittadinanza, non certo a pagamento.
Negli anni, il businnes dell’intrattenimento ha trasformato gli Zoo in veri e propri luoghi di aggregazione di massa: invece di passeggiare nei corridoi di un museo, si preferiva un itinerario in mezzo a gabbie con micro-ambienti per bestie extra-continentali.
Abitualmente pieno di visitatori, bambini, animali che allungano il muso per avere lo zuccherino, grandi gabbie con feroci belve, inservienti e chioschi di pop corn, se chiuso e lasciato in disuso, lo Zoo riporta la stessa malinconia e inquietudine di un Luna Park appena chiuso per l’inverno, perché quindi non utilizzarlo?
Gabriele Orlando Lacché e Tommaso D'Anchini hanno deciso di rivalutare lo spazio dello zoo di Ortona, dandogli una nuova identità: ZooArt, un viaggio a ritroso verso il ritorno al concetto dell’arte come intrattenimento e scoperta, istanza originale dello Zoo animalesco.
Altre manifestazioni, gallerie, spazi espositivi e rassegne ingabbiano con sbarre trasparenti la creatività, la incasellano in trend di mercato che con gli artisti hanno ben poco a che fare, piegando la fantasia a velleità di guadagno che tarpano le ali al progresso artistico.
ZooArt è diversa.
ZooArt non chiude ma spalanca le porte e butta via le chiavi.
ZooArt è nata e fortunatamente rimasta, limpida nei suoi intenti, come dichiarato nel titolo: “Gabbie aperte alla crealitivà!”, di qualsiasi matrice inventiva essa sia.
Arrivata ormai alla sua quinta edizione, ha ancora il coraggio e la libertà di organizzare una collettiva di pittura “alternativa” e linguaggi artistici “non convenzionali”.
Oggi come oggi i linguaggi dell’arte contemporanea sono diventati un’esclusiva di un’élite di addetti ai lavori che se la ridono, godendo dei meccanismi che loro stessi hanno creato; ZooArt vuole rompere la spirale dei codici silenziosi e urlare al pubblico che l’arte è per tutti, utilizzando un sito non convenzionale, un non-luogo-dell’arte, decontestualizzandolo per ricostruirne il significato.
Questo processo permette di estrapolare il senso vero di quadri, musica, danza, cinema, performance e chi più ne ha più ne metta, permettendone la comprensione e maggiorandoli con il valore aggiunto dello straniamento, che implica una maggior riflessione e coinvolgimento.
Insomma, ZooArt è la possibilità concreta di carpire la diversità, di apprezzarla; rompe gli schemi, e non solo, ad un sistema dell’arte ormai pronto per un cambiamento.
11/08/10
Green Hornet, avanti un altro.
Una sola domanda: per interpretare l'eroe non si è proprio riusciti a trovare un attore più figo di Seth Rogen?
Brutte sensazioni, brutte sensazioni ...
Questo qui è il trailer ufficiale.
10/08/10
Ho un amico che fa i disegni al pc ...
Cambierà qualcosa? Mah ... la battaglia è dura, ma una cosa vorrei dire agli altri colleghi grafici: non lavorate mai a gratis, altrimenti sarà veramente impossibile da vincere.
09/08/10
Pelle di gatto
Pelle di gatto di Kelly Link.
Small chiese a Vendetta: "Chi ci abita in queste case?".
"Domanda sbagliata, Small" rispose lei, squadrandolo dall'alto in basso e camminandogli accanto.
"Qual è la domanda giusta allora?" fece il ragazzo.
"Domandami chi abita sotto le case".
Ubbidiente, Small domandò: "Chi abita sotto queste case?".
"Buona domanda!" esclamò Vendetta della Strega. "Vedi, non tutti sono capaci di mettere al mondo la propria casa. E' più facile che le persone mettano al mondo dei figli. E quando hai dei figli, hai bisogno di una casa che li custodisca. Dunque, bimbi e casa: la maggior parte della gente prima mette al mondo gli uni, poi costruisce l'altra. La casa, appunto. Molto tempo fa, quando un uomo e una donna decidevano di costruire una casa, prima scavavano una buca. E ci costruivano uno spazio, una piccola casetta in legno fatta di una sola stanza. E rapivano o compravano un bambino o una bambina, che avrebbe abitato la casetta del buco. Dopodichè, sopra quella prima casa ci costruivano la loro."
"Ma la casetta non aveva una porta?" domandò Small.
"Non ci mettevano una porta" disse Vendetta.
"Ma allora il bambino o la bambina come faceva per salire?" chiese Small.
"I bambini e le bambine rimanevano in quella casetta" disse la Strega. "Vivevano là dentro per tutta la vita e ci vivono ancora oggi, sotto le case in cui vive la gente comune, che può andare e venire come più le piace senza pensare a quelle casette e a quei bambini sotto ai loro piedi, rannicchiati nei loro stanzini."
"E che mi dici delle madri e dei padri?" interrogò Small. "Non andavano mai a cercare i loro ragazzi?".
"Bè" cominciò Vendetta della Strega "Alle volte si e alle volte no. Dopotutto c'era qualcuno che viveva anche sotto le case, no? Ma così accadeva molto tempo fa. Adesso quando costruiscono una casa ci seppelliscono un gatto invece che un bambino. Ecco perchè la prigione si chiama 'gattabuia'. Ed ecco perchè ci conviene stare attenti durante il nostro cammino. Come puoi vedere, ci sono case in costruzione qui".
07/08/10
Arcade Fire - Black Mirror
06/08/10
Carta Straccia #15
Anche questo è un numero "tematico", cioè segue uno spunto iniziale che ogni autore ha rielaborato a suo modo, seguendo la propra attitudine artistica ... il suddetto tema è "Memorie dal buco" come si evince dal titolo di copertina.
Da tutto ciò ne è scaturito fuori un numero alquanto strambo, ricco di fumetti, scritti e illustrazioni alquanto in linea con la voglia di stupire che dalla sua nascita gli ideatori della fanzine (tra cui uno che conosco mooolto bene, forse) si sono prefissi di seguire.
Per leggerlo potete andare nel blog ufficiale da dove è possibile scaricarne la versione in pdf, oppure trovarlo cartaceemente nei luoghi più inaspettati ... hanno partecipato a questo numero: Tatiana Rocco, ArkilaBO, Filippo Toriello, Yari DG, Demerzelev, Simone Angelini, MikroKaosArt, Maximiliano Sanvitale, Vittoria D'Incecco, Marco Taddei, Michela Tobiolo e il sottoscritto.
Non resta nient'altro da aggiungere se non ... ci si legga!
05/08/10
04/08/10
Weird Tales
Apriamo vecchi scaffali polverosi, da ognuno di essi può riemergere un tesoro ...
02/08/10
01/08/10
Polvere sulla testa: recensione di Maximiliano Sanvitale
Titolo un po’ Dickiano (ricordate la polvere invasiva/corrosiva di “Anche gli androidi sognano pecore elettriche?”) ma molto evocativo, questo “Polvere sulla testa” di Fabio Di Campli, creativo ortonese, si presenta così: la copertina è oscura, semplicemente elegante. Il formato è quadrato, forse un po’ inusuale per la pubblicazione di racconti adult oriented.Poi si entra dentro. Una storia che si può leggere gradevolmente tutta d’un fiato. E’ breve, concisa, graffiante. Ma sarei ingeneroso, e io non posso permettermi di esserlo.
Il protagonista della storia agisce aristotelicamente: la storia nel suo essere succinta rispetta l’unità di tempo, di spazio, d’azione. Egli cammina, cerca, osserva, scruta. Cosa? Se stesso? La verità sul mondo totalitario che circonda, ghermisce, schiaccia ogni identità individuale?
L’angoscia, il senso di alienante solitudine nella propria unicità, un desertico dolore. La consapevolezza della propria unicità che non può essere demandata ad un numero stampato su di un chip impiantato. Né al cieco assenso a un regime.
E, parafrasando il Ridley Scott di Blade Runner, tutto questo finirà, come lacrime nella polvere.
E' possibile acquistare il racconto on demand qui.
Chiamatemi Headache.
Quasi quanto quella sensazione di avere un'intera giornata a disposizione per fare quello che devi fare da taaanto tempo e che, arrivata poi a grandi passi la sera, puntualmente non farai mai.
Tanto alla prossima domenica mancano solo sette giorni ...