V non abita qui, parola di Moore
L'attuale situazione in Inghilterra sembra poter essere definita come
un'ondata criminale di stampo consumista che non denota nessuna
connotazione politica. Se l'unico obiettivo della furia distruttiva è
quello di procurarsi scarpe nuove, cellulari o TV al plasma è difficile
vederci niente di più che una furtiva spedizione organizzata da un'orda
di idioti opportunisti.
È quel genere, peraltro prevedibile, di collasso sociale che si avrà inevitabilmente
se i governi non avranno il coraggio di affrontare le banche e le
corporation, i veri responsabili per le condizioni economiche attuali, e
anzi continueranno a voler tagliare le più semplici infrastrutture a
una sottoclasse di persone che rappresenta la fascia più vulnerabile,
meno istruita e volatile della società: gente che non ha legami con la
società e che quindi si sente di non aver nulla da perdere.
Ci troviamo davanti a un'esplosione vulcanica, orrenda e senza cervello,
che ha messo a repentaglio le vite e i mezzi di persone innocenti. La
distruzione del palazzo della Sony a Enfield ha praticamente spazzato
via le piccole e valorose etichette musicali indipendenti che là
tenevano in magazzino la loro merce. Ma sospetto che questi siano quel
genere di eventi che, purtroppo, vedremo accadere più spesso in futuro
sia in Inghilterra che nel resto del mondo sviluppato.
Visto che non sono generalmente noto per aver scritto opere in favore dello sciacallaggio,
posso solo immaginare di essere stato contattato in quanto, in passato,
ho espresso il mio sostegno ad atti di protesta politica avvenuti in
questo Paese e in altri. In particolare le cyber-proteste compiute da
gruppi come LulzSec e Anonymous. Il fatto che io sia un convinto
anarchico è pure noto, e mi domando se, a questo punto, la parola
“anarchia” sia stata confusa con la parola “caos”. Quello che è accaduto
in Inghilterra negli ultimi giorni è un esempio della seconda, e non ha
nulla a che vedere con la prima - e la reazione della polizia lo ha
chiaramente dimostrato.
La Metropolitan Police ha infatti provato di essere perfettamente capace
- in alcuni casi letalmente capace - di contenere legittime proteste di
tipo politico ma sembra meno abile, quasi riluttante, quando si tratta
di gestire uno sciame di predoni il cui unico obiettivo politico è
quello di accaparrarsi un nuovo paio di Nike. Poiché Scotland Yard, poco
prima dei disordini, ha chiesto ai cittadini di osservare i loro vicini
se li sospettano parte di movimenti anarchici, non mi sorprenderei se
certe frange dell'establishment e dei media inglesi fossero molto
propensi a formare un legame tra leggittime proteste di stampo politico e
questa mandria di avidi dai pugni facili responsabili per i disordini.
Vi sono anche elementi felici di addossare la colpa ai social network
o a strumenti di comunicazione come i BlackBerry - tutto tranne
l'evidente: che abbiamo affidato l'economia mondiale a giocatori
d'azzardo compulsivi e incompetenti. Se, per parte mia, io sono famoso
per essere un Amish quando si tratta di aver a che fare con ogni tipo di
tecnologia che postdati il cavallo e il calesse (evito anche le email),
vorrei sottolineare che l’unico atto veramente anarchico è stato
commesso da quei gruppi di volontari che, il giorno successivo ai
disordini, sono usciti armati di scope per ripulire i danni. E si sono
coordinati a quanto pare grazie a Twitter.
Quindi, per riassumere. Sono in favore di proteste genuine e intelligenti nonché
di atti di resistenza nei confronti di quelle istituzioni politiche e
finanziarie che non hanno svolto il loro dovere di proteggere le società
per le quali lavorano. Ma mi oppongo con tutte le mie forze ad atti di
violenza di ogni tipo, compreso la follia teppistica a cui stiamo
assistendo. Eppure ripeto: se permettiamo al tessuto delle nostre
società di scivolare in questo stato di assoluta devastazione, allora ci
dobbiamo aspettare tali azioni distruttive e senza senso.
Buona fortuna ai vostri rispettivi paesi, e andiamo tutti a cercare di curare le comunità che abbiamo.
Con i migliori auguri, Alan Moore
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