Cosa dire di Terry Gilliam che non sia già stato detto?
Assolutamente niente.
Fottuto genio.
L'attuale situazione in Inghilterra sembra poter essere definita come un'ondata criminale di stampo consumista che non denota nessuna connotazione politica. Se l'unico obiettivo della furia distruttiva è quello di procurarsi scarpe nuove, cellulari o TV al plasma è difficile vederci niente di più che una furtiva spedizione organizzata da un'orda di idioti opportunisti.
È quel genere, peraltro prevedibile, di collasso sociale che si avrà inevitabilmente se i governi non avranno il coraggio di affrontare le banche e le corporation, i veri responsabili per le condizioni economiche attuali, e anzi continueranno a voler tagliare le più semplici infrastrutture a una sottoclasse di persone che rappresenta la fascia più vulnerabile, meno istruita e volatile della società: gente che non ha legami con la società e che quindi si sente di non aver nulla da perdere.
Ci troviamo davanti a un'esplosione vulcanica, orrenda e senza cervello, che ha messo a repentaglio le vite e i mezzi di persone innocenti. La distruzione del palazzo della Sony a Enfield ha praticamente spazzato via le piccole e valorose etichette musicali indipendenti che là tenevano in magazzino la loro merce. Ma sospetto che questi siano quel genere di eventi che, purtroppo, vedremo accadere più spesso in futuro sia in Inghilterra che nel resto del mondo sviluppato.
Visto che non sono generalmente noto per aver scritto opere in favore dello sciacallaggio, posso solo immaginare di essere stato contattato in quanto, in passato, ho espresso il mio sostegno ad atti di protesta politica avvenuti in questo Paese e in altri. In particolare le cyber-proteste compiute da gruppi come LulzSec e Anonymous. Il fatto che io sia un convinto anarchico è pure noto, e mi domando se, a questo punto, la parola “anarchia” sia stata confusa con la parola “caos”. Quello che è accaduto in Inghilterra negli ultimi giorni è un esempio della seconda, e non ha nulla a che vedere con la prima - e la reazione della polizia lo ha chiaramente dimostrato.
La Metropolitan Police ha infatti provato di essere perfettamente capace - in alcuni casi letalmente capace - di contenere legittime proteste di tipo politico ma sembra meno abile, quasi riluttante, quando si tratta di gestire uno sciame di predoni il cui unico obiettivo politico è quello di accaparrarsi un nuovo paio di Nike. Poiché Scotland Yard, poco prima dei disordini, ha chiesto ai cittadini di osservare i loro vicini se li sospettano parte di movimenti anarchici, non mi sorprenderei se certe frange dell'establishment e dei media inglesi fossero molto propensi a formare un legame tra leggittime proteste di stampo politico e questa mandria di avidi dai pugni facili responsabili per i disordini.
Vi sono anche elementi felici di addossare la colpa ai social network o a strumenti di comunicazione come i BlackBerry - tutto tranne l'evidente: che abbiamo affidato l'economia mondiale a giocatori d'azzardo compulsivi e incompetenti. Se, per parte mia, io sono famoso per essere un Amish quando si tratta di aver a che fare con ogni tipo di tecnologia che postdati il cavallo e il calesse (evito anche le email), vorrei sottolineare che l’unico atto veramente anarchico è stato commesso da quei gruppi di volontari che, il giorno successivo ai disordini, sono usciti armati di scope per ripulire i danni. E si sono coordinati a quanto pare grazie a Twitter.
Quindi, per riassumere. Sono in favore di proteste genuine e intelligenti nonché di atti di resistenza nei confronti di quelle istituzioni politiche e finanziarie che non hanno svolto il loro dovere di proteggere le società per le quali lavorano. Ma mi oppongo con tutte le mie forze ad atti di violenza di ogni tipo, compreso la follia teppistica a cui stiamo assistendo. Eppure ripeto: se permettiamo al tessuto delle nostre società di scivolare in questo stato di assoluta devastazione, allora ci dobbiamo aspettare tali azioni distruttive e senza senso.
Buona fortuna ai vostri rispettivi paesi, e andiamo tutti a cercare di curare le comunità che abbiamo.
Con i migliori auguri, Alan Moore